Introdurre il reato di bestialità nella legislazione penale e rendere più rigorose le sanzioni per gli abusi sugli animali

L'abuso di chi si trova in una situazione di svantaggio degrada la condizione umana di chi lo esercita e un sistema giuridico in cui i più deboli vengono ignorati non può essere equo o etico.

Nel nostro Paese i social network espongono ogni giorno casi sempre più aberranti di maltrattamenti sugli animali, dai cani “stuprati” dai loro proprietari, alle mutilazioni atroci, torture e morti causate con incommensurabile crudeltà.

La violenza sugli animali genera violenza dentro e contro gli esseri umani, e non ci riferiamo solo a quanto vomitato dai numerosi studi psicocriminologici, come quelli dell'organizzazione Human Society, tra gli altri, che segnano come innegabile lo stretto legame tra violenza violenza animale e interpersonale (bambini, donne, anziani). Ci riferiamo agli atteggiamenti negativi che innescano nella e per la società.

La tutela degli animali contro la crudeltà ingiustificata nasce da una preoccupazione e un'esigenza sociale, culturale e ambientale.

Molti degli sforzi parlamentari per incanalare i maltrattamenti sono stati ostacolati o vanificati a causa di problemi nell'identificazione del diritto legale, dell'ammontare delle sanzioni, delle questioni di formalità, ecc. una cultura del rispetto e della tutela degli animali ci ha portato a realizzare questa iniziativa che: riteniamo conforme alla legge, raccoglie le pretese della popolazione e le attuali tendenze del diritto comparato. Pertanto, il quadro giuridico esistente deve essere arricchito, con una visione molto più olistica delle questioni che affronta e delle sue soluzioni, e con uno spirito più biocentrico.

Dobbiamo introdurre il reato di bestialità nella nostra legislazione e considerare anche la vita degli animali come un bene giuridico che deve essere tutelato dal diritto penale.

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